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Il Mentoring nel settore socio sanitario: buone prassi e contaminazioni possibili

Posted by Redazione

24 aprile 2019

Leonardo Piva, partner di SIM  – Scuola Italiana di Mentoring, Firenze

Tornando con la mente agli ultimi intensi mesi di lavoro, ricordo con vivo piacere l’aula sul Mentoring fatta qualche mese fa a Prato. Vi racconto nel seguente articolo come è stato strutturato questo percorso. Nasce infatti spontanea la riflessione: di cosa si occupa chi fa Mentoring in un’organizzazione?

Il percorso di formazione è stato indirizzato a responsabili di strutture socio-assistenziali nell’area di Prato ed ha visto la collaborazione di SIM con un centro di formazione locale. Oltre al sottoscritto, anche la collega Valentina Maltagliati ha partecipato al percorso.

Durante le ore di lavoro svolto in aula, il gruppo di futuri Mentor ha affrontato un percorso teorico-pratico sullo sviluppo di questa nuova figura “trasversale” all’interno del contesto socio-assistenziale.
La prima fase si è basata sulla costruzione di una definizione condivisa di Mentoring, la più calzante possibile:

“il Mentoring è una metodologia che fa riferimento alla relazione tra un soggetto con più esperienza (mentor, senior) ed uno con meno (junior, mentee, protégé) al fine di sviluppare competenze e favorire la crescita personale e professionale di quest’ultimo.”

Quali obiettivi si pone un mentor? Tra i principali possiamo trovare:


• accrescere la professionalità dei colleghi, individuandone bisogni formativi e strategie di miglioramento continuo
• favorire l’inserimento dei neo assunti, favorendo la comprensione dell’organizzazione e del ruolo che andranno a ricoprire

• aiutare i soggetti che stanno vivendo una fase di transizione importante (es. passaggio da un servizio all’altro)
• promuovere l’assunzione di standard e modalità di lavoro comuni

Dopo la parte teorica, i mentori si sono “lanciati” nella simulazioni di una serie di colloqui “uno a uno” che hanno riprodotto un percorso di mentoring; le tappe delle esercitazioni sono state così scandite:
• Colloquio introduttivo (1° sessione)


• Colloquio di analisi del ruolo e analisi del fabbisogno formativo.


• Colloquio motivazionale.


• La gestione del Gruppo.

Rispetto ad altre figure di supporto (es. coaching e counselling), il Mentoring viene inquadrato nella sua specificità di supporto alla crescita professionale in particolari momenti di passaggio come l’assunzione di nuove responsabilità.


Concludendo, il Mentore diviene una figura di riferimento per il propri colleghi, “un leader positivo” in grado di influenzare comportamenti e risultati. L’aula è concorde nel riconoscere le potenzialità della figura, ma anche la complessità della relazione di mentoring; l’intenso vissuto condiviso dall’aula ha permesso a tutti di approfondire la conoscenza di sé stessi e di vivere gli incontri come momenti di auto-riflessione.

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